Vi ricordate la tipica frase della mamma quando maneggiavate il denaro? “Vai a lavarti le mani che i soldi sono sporchi… “ Beh, diciamo che non è propriamente questa l’accezione di cui ci occuperemo oggi…
Che i soldi sono sporchi si sa, ma non tutti! Soprattutto a volte non basta lavarsi le mani per pulirli.
Ripulire il denaro significa ridare “verginità” ai capitali derivanti da attività illegali.
Perché si dice “ripulire”? Il modo di dire deriva da una tipica attività degli anni Venti in America: Le bande criminali solevano aprire catene di lavanderie per impiegare i capitali derivanti da alcune attività illecite, come il contrabbando di alcolici. Da qui il termine “ripulire”.
Risciacqui indispensabili. Affonda le radici nella storia quindi il termine “lavaggio” del denaro. Oggi il grana “sporca” arriva soprattutto da traffico di droga, attività mafiose, vendita di armi.
A questo scopo, attraverso l’apertura di società e conti correnti in Paesi che garantiscono anonimato, i capitali subiscono passaggi attraverso bonifici elettronici che ne confondono sempre più le tracce, fino a tornare nel Paese di origine per essere re-investito in attività legali: alberghi, ristoranti, bar, società immobiliari, supermercati e attività produttive di vario genere.
Ripulire il denaro proveniente dai traffici della droga non è per niente facile, basti pensare che genera un volume d’affari pari a quello del petrolio. Ma completamente illegale. Si tratta di masse di capitali talmente ingenti che possono alterare l’economia, dal momento che operano in concorrenza con chi invece fa impresa con denaro lecito, parliamo infatti di circa 500 miliardi di dollari.
Con la trasparenza imposta dalle nuove normative, con la caduta del segreto bancario, con l’aumento dello scambio di informazioni tra banche di nazioni diversi, l’obiettivo è quello di contrastare questa pratica, che alimenta un mondo completamente sommerso.
… e mia madre si lamenta quando non pulisco la mia camera!
Elisabetta Massa