La forza delle donne: elezioni in Birmania

Perché le cose possono cambiare!

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“All’interno di un sistema che nega l’esistenza di diritti umani fondamentali, la paura tende a essere all’ordine del giorno. Timore del carcere, della tortura, della morte, timore di perdere amici, parenti, proprietà o mezzi di sussistenza, paura della povertà, dell’isolamento, del fallimento. Una forma molto insidiosa di paura è quella che si maschera come buon senso o addirittura saggezza, condannando come sciocchi, inconsulti, insignificanti o velleitari i piccoli atti di coraggio quotidiani che contribuiscono a salvaguardare la stima per se stessi e la dignità umana. Non è facile per un popolo condizionato dai timori, soggetto alla regola ferrea che la ragione è del più forte, liberarsi dai debilitanti miasmi della paura. Eppure, anche sotto la minaccia della macchina statale più schiacciante, il coraggio continua a risorgere, poiché la paura non è lo stato naturale dell’uomo civile.”

Apriamo la riflessione di oggi con le parole della neo eletta Aung San Suu Kyi.

La paura non è uno stato naturale dell’uomo civile, ma di civile negli ultimi anni in Birmania, c’era ben poco.

Aung San Suun Kyi è una politica birmana, attiva da molti anni nella difesa dei diritti umani, soprattutto nel suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare, imponendosi come leader del movimento non-violento, tanto da ricevere il Premio Nobel per la pace nel 1991.

Dopo la laurea in Filosofia, Scienze Politiche ed Economia ad Oxford e un lavoro a New York, tornò in patria per accudire la madre malata, ma proprio in quel periodo il generale Saw Maung prese il potere e instaurò il regime militare in Myanmar.

Influenzata dagli insegnamenti del Mahatma Gandhi e dai concetti buddisti, fondò la Lega Nazionale per la Democrazia. Da subito il regime le impose gli arresti domiciliari e le propose un esilio volontario.

Nel 1990 la dittatura impose al popolo le elezioni e il risultato fu una schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi. Tuttavia il regime annullò il voto, continuando ad imporre la legge marziale.

A distanza di 25 anni Aung San Suu Kyi sta ottenendo il 70 per cento dei seggi negli spogli ancora in corso.

Il presidente dell’Usdp, il Partito di unione, solidarietà e sviluppo del presidente birmano Thein Sein, appoggiato dai militari, ha ammesso la sconfitta e ha aggiunto che accetterà il risultato delle elezioni, le prime libere in 25 anni.

Dopo quasi 50 anni di legge marziale, vento di libertà anche in Birmania.

La forza delle donne.

Elisabetta Massa

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