Nell’era in cui il sistema bancario si sta sgretolando come gli zigomi di Alba Valeria Marini, c’è chi coglie l’occasione per trasformarsi e guadagnare… terreno.
Colossi come Amazon, Facebook e Google, hanno avviato un processo di bancarizzazione senza precedenti.
Nel mondo iperconnesso in cui stiamo affogando, nessuno ha più tempo per fare delle lunghe e interminabili file in banca o in posta. Tutto è smart, tutto è online. Quindi?
I colossi di internet hanno deciso di sfruttare a loro favore l’ingente mole di dati a loro disposizione per aumentare i profitti e convertirsi.
Sanno i nostri nomi, i nostri indirizzi di casa, le nostre preferenze, i nostri acquisti.
Secondo dati offerti da Accenture, in Italia un giovane su due affiderebbe i propri risparmi a Facebook.
Ad una banca chiamata Facebook. Si fidano più della loro homepage che dello sportello sotto casa.
Al momento nessuno dei colossi sopracitati ha ancora intenzione di convertirsi a tale mercato. Il progetto in corso prevede una progressiva trasformazione. Intermediari ibridi. Intermediatori.
“Facebook ha da poco ottenuto in Irlanda una licenza per l’emissione di moneta elettronica e servizi di pagamenti e secondo alcune indiscrezioni avrebbe avviato colloqui per l’acquisizione di fintech specializzate in trasferimento di denaro. Amazon ha da poco presentato una carta di credito, in partnership con Jp Morgan, riservata ai i suoi clienti “prime” con sconti del 5% su tutti prodotti acquistati sul sito di e-commerce ed altre agevolazioni.”
Potremmo finanziare direttamente i nostri acquisti dal sito di e-commerce. Un fenomeno pericoloso per il sistema bancario tradizionale, il peer to peer. Prestiti effettuati grazie a piattaforme online che mettono in contatto direttamente creditori e debitori.
Tutto nelle mani delle fintech, versatili e veloci, si inseriscono nelle discrepanze del mercato e lo rendono efficiente.
Avremo forse un giorno come consulente finanziario il corriere di Zalando?!?
Elisabetta Massa
Bell’idea iniziare un approfondimento sulla trasformazione dei ruoli nei social network e affini. D’altra parte sono loro che, oggi, tracciano le linee guida del cambiamento. E certo: non è escluso che, un domani, un “consulente” Zalando collochi anche prodotti finanziari. Magari mutuando la formula: “soddisfatti o rimborsati”. Tuttavia, vorrei fare un’osservazione: è vero che questo nuovo modello di business potrebbe decretare la fine di un’epoca per il sistema creditizio per come lo conosciamo noi. Ma è altrettanto vero che, il reale pericolo, è avvertito maggiormente al di qua dell’Atlantico e certamente meno negli USA. Perché? E’ molto semplice: Italia ed Europa, per le loro economie, dipendono -rispettivamente- per il 70-80% dal sistema “banco centrico” creditizio. L’America, invece, a malapena per il 30%; la differenza tra noi e loro? Quella cosa chiamata “crowdfunding” e private equity. Qualcosa di cui noi, ahimé, abbiamo scarsa contezza. Sicché, io concluderei con un profetico: “in social veritas”. O più semplicemente “ISV”.
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Verissimo; la consolenza professionale rimarrà …ma magari in chat!
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