L’aumento di capitale è un’operazione che permette ad una società di aumentare il proprio capitale sociale emettendo nuove azioni. Può essere effettuato con due modalità: a titolo gratuito o a titolo oneroso. Ai possessori di azioni viene data la possibilità di acquistarne delle nuove al fine di mantenere inalterata la propria quota di proprietà.
Questo è quello che sta succedendo a Banca Popolare di Vicenza. Tra 10 centesimi e 3 euro è la forchetta di prezzo fissata dal consiglio di amministrazione della Popolare di Vicenza, per l’aumento di capitale che prenderà il via da domani.
Il mercato era in attesa di un aumento più consistente, di almeno 4 euro, ma evidentemente gli investitori reputano la Popolare di Vicenza, una banca poco solida e di scarso valore. Se avessimo tra i 10 e 300 milioni di euro potremmo acquistare una banca con 600 sportelli e 5000 dipendenti.
Ma chi farà da garante a questa operazione: il neonato Atlante, il cosiddetto fondo salva-banche. L’obiettivo? Fare da paracadute a questa operazione. Dopo l’aumento di capitale, dunque, è probabile che Atlante avrà in pancia una quota predominante della popolare vicentina.
Nessuno la vuole e Atlante paga.
Secondo lo stress test effettuato dalla Banca d’Italia a settembre, la Popolare si assestava ad un valore critico di Cet1, l’indice di solidità di una banca. Si collocava infatti in quarta fascia… nelle retrovie. I canoni imposti prevedono un valore minimo pari a 10% mentre la Popolare si ferma solamente al 7%.
Facciamo una colletta?