UNICREDIT. Ieri, 6 Febbraio 2017, è partito il più grande aumento di capitale della storia italiana. Perché dagli errori non si impara quasi mai niente. Fallito l’aumento di capitale targato Mps, dopo la mancata fiducia dimostrata dai suoi azionisti e il passo indietro fatto da JP Morgan nella sottoscrizione del debito… arriva la ricapitalizzazione Unicredit.
Progetto quanto mai ambizioso… come mettersi a dieta a Maggio per essere pronti alla prova costume!
Ogni anno ci ripromettiamo di metterci in astensione e andare a correre subito dopo Natale, ma purtroppo lo scorpione non cambia mai le sue abitudini… ed eccoci alle porte dell’estate a tentare di salvare il salvabile!
Stesso copione per Unicredit. Dopo aver effettuato ben 3 aumenti di capitale, eccola di nuovo alle prese con un nuovo capitolo da riscrivere.
2008, 2009, 2012. Titolo in trend ribassista dal 2007, con picchi di perdite anche del 63% e migliaia di esuberi tra i dipendenti.
L’operazione consisterà nell’emissione di nuove azioni pari a 13 miliardi di euro che andranno in opzione a chi gia’ possiede titoli della banca al prezzo di 8,08 euro con uno sconto sul Terp del 38%.
A differenza dell’aumento Mps, le sottoscrizioni saranno interamente in mano ai privati. Stato Italia per questa volta non metterà mano al portafogli. Si spera non ancora.
La Bce, come una mamma apprensiva è preoccupata per le sofferenze e gli incagli e ha chiesto di mettere a punto una strategia per ridurre i crediti deteriorati amento entro il 28 di febbraio.
Perché? La mancata sottoscrizione dei 13 miliardi di euro richiesti, porterà inevitabilmente la banca verso il bail in. La seconda banca l’Italia. Una banca sistemica.
La domanda che sorge a questo punto è: ma dove si trovano 13 miliardi? Si tratta di una vera e propria manovra finanziaria! Agli azionisti è stato chiesto di rimettere mano al portafogli e raccogliere circa lo stesso importo dell’attuale capitalizzazione bancaria!
Le cose da fare sono quindi due: esercitare il diritto di opzione e acquistare nuove azioni, dando così, fiducia al piano Unicredit oppure vendere i diritti prima che si svalutino ulteriormente. In questo caso c’è un rischio di diluizione del 72% della propria quota azionaria.
L’esito della ricapitalizzazione è anche indicativa del sentiment degli investitori nei confronti del sistema bancario italiano… che a detta di Padoan è solido. Ma se il sistema bancario è così solido, perché tutti questi aumenti di capitale? L’obiettivo Unicredit è quello di rimettere in sesto i parametri patrimoniali al livello di guardia fissato dalla BCE, dopo la svalutazione di oltre 8 miliardi operata sui conti.
“E’ degno di nota anche il fatto che Unicredit abbia accumulato sinora ben 17,7 miliardi di euro di sofferenze, che saranno cartolarizzate e poi cedute in due fasi a Pimco e Fortress. Le sofferenze superano addirittura il suo attuale valore di capitalizzazione.”
Siamo pronti ad assestare un colpo così grosso? Non lo so, ma io da oggi mi metto a dieta.
Elisabetta Massa