Oltre ai crauti, la Merkel e le turiste biondo platino in bikini d’estate, la Germania è conosciuta da sempre come il modello per arrivare al successo economico.
Stabilmente al centro dell’Europa, sia geograficamente che economicamente, sosteneva che tutti i cittadini dell’Eurozona dovessero essere “un po’ più tedeschi” per il rispetto delle normative e delle scadenze.
Purtroppo dopo la vittoria dei Mondiali 2014 qualcosa deve essere andato storto.
Dopo aver focalizzato la propria economia sulle esportazioni, tralasciando da qualche anno le riforme e gli investimenti, oggi deve fare i conti con la necessità di trasformazione e adattamento alle nuove normalità. L’obiettivo è quello di diminuire la dipendenza da esportazioni e recuperare la produttività perduta. Il vantaggio competitivo infatti si basava sulla compressione dei costi e non sull’aumento di produzione, quindi un risultato dannoso per le prospettive a lungo termine.
La vicenda Volkswagen non ha certo aiutato la credibilità in crisi della Germania, ma lo scossone all’economia teutonica è stato dato dal rallentamento della Cina, tra le prime importatrici di tecnologie, meccanica e capitali tedeschi.
I dati relativi alla produzione industriale tedesca, usciti a settembre, sono stati peggiori delle aspettative e insinuano il dubbio di una possibile contrazione dei consumi.
Ulteriori scompensi sono stati portati dalla crisi siriana, che ha visto la Germania, e non solo, in difficoltà con l’esodo di migliaia di persone in fuga, che cerca di curare le conseguenze senza agire sulle cause.
Last but not the least, la possibile uscita dall’area euro della Gran Bretagna, fidata compagna della Germania. Saranno parecchie le concessioni messe sul banco dalla Merkel al collega Cameron per evitare la dipartita UK.
Avremmo dovuto capirlo dal sandalo col calzino che non potevamo fidarci dei Tedeschi…
Elisabetta Massa