Il 24 Novembre Bankitalia comunica di aver trovato una “soluzione” al tracollo finanziario di Banca Marche, Carife, Carichieti e PopEtruria.
Fin qui tutto ok. Tutti felici. Finalmente una soluzione!
Attenzione: come hanno fatto a “salvarle”? Sono state create quattro nuove banche, più una banca, unica e cattiva, in cui sono state raggruppate tutte le sofferenze finanziarie. Ll’operazione è stata gestita dall’Unità di Risoluzione delle Crisi, costituita da Banca D’Italia, seguendo le nuove norme sui salvataggi bancari.
Che cos’è una risoluzione bancaria? La risoluzione di un gruppo bancario è una procedura prevista dalla Direttiva Brrd sulla gestione delle crisi ed equivale alla ristrutturazione della banca in sofferenza. Si tratta di una procedura d’emergenza quando non ci sono altre strade da percorrere. Le strategie di ristrutturazione percorribili sono la cessione a privati di una parte della banca, la cessione ad un ente-ponte, la creazione di una bad bank ( vedi Banca Marche) e il bail in (in vigore dal 1° Gennaio 2016).
Per Banca Marche è stata scelta la strada della creazione della Bad Bank, che è servita a ripulire il vecchio istituto di credito da miliardi di crediti inesigibili. L’operazione è costata 3,6 miliardi di euro al Fondo di Risoluzione. I vecchi istituti sono stati messi in liquidazione coatta amministrativa. I capitali per gestire questa operazione ponte sono stati apportati da linee di credito aperte da Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi. Di fatto non è stato utilizzato denaro pubblico per salvarle.
Basta così? Tutti salvi? Magari! Tutte le azione e le obbligazioni subordinate detenute dai risparmiatori sono state azzerate. Puff! Sparite! Smaterializzate!
Il filo rosso che lega le quattro banche in sofferenza è una gestione quanto meno allegra e disinvolta del credito. Prestiti decisi dai manager in assoluta libertà e dati a clienti non meritevoli o peggio ad amici degli amici. La famosissima «sana e prudente gestione del credito» richiesta ad ogni banchiere.
Il caso di Banca Marche è clamoroso. Sprofondata sotto il peso di un buco di 750 milioni di perdite che hanno portato al commissariamento, sotto la vecchia gestione dell’ex direttore generale Massimo Bianconi e sulla carenza di controlli dell’ex Cda. Il tutto ha portato ad un record delle partite creditizie incagliate salite da 760 milioni del 2011 a ben 2,4 miliardi del 2012.
Già nel 2011 Banca d’Italia ammonì Bianconi, il Cda e il collegio sindacale per carenze nei controlli interni. Un primo segnale che le cose non funzionavano a regola. Successivamente la richiesta di dimissioni banchiere e soprattutto il passaggio al setaccio dei bilanci con quei crediti per oltre 2 miliardi tenuti in bonis, ma in realtà incagliati. Dopo una lunga diatriba Bianconi si dimette ma il disastro è fatto. La mole di crediti a rischio che restano in pancia alla banca: 3,4 miliardi di prestiti malati e capitale eroso.
Un istituto bancario distrutto da prestiti concessi agli amici del direttore… è proprio vero che chi trova un tesoro!
Elisabetta Massa
Un pensiero su “Lehman Brothers? No, Banca Marche! ( II Atto)”