OGGI, ma solo per oggi, proverò a fare la persona seria, e dimostrare che davvero ho una laurea e un master in economia.
Non è vero. Vediamo in 10 parole cosa è successo sui mercati da inizio anno ad oggi.
Il vecchio detto di mio nonno “Sell in May and Go Away”, quest’anno non ha funzionato. Sell in may, cioè vendi tutto a maggio and go away, e vattene in vacanza, quest’anno non era la scelta più strategica da fare.
Andava bene Sell in Xmas and non-tornare-più. Da gennaio 2016 ad oggi c’è stato il panico sui mercati. Perché?
- Crescita nominale dell’economia mondiale molto bassa, grazie al rallentamento dell’economie in fase emergenti e la stasi dei paesi industrializzati. Da inizio anno è sempre più evidente che le differenze tra le economia in via di sviluppo e quelle industrializzate le differenze si stanno assottigliando. Come è evidente nel grafico, la crescita del PIL dei vari stati non ha grossi scostamenti. Per precisione statistica, se escludiamo i tre paesi più virtuosi e gli ultimi tre in termini di crescita, possiamo notare che le differenze a livello mondiale si stanno assottigliando. Discorso completante diverso invece va fatto per l’ambito politico, legislativo e monetario, ambiti che mantengono sempre uno schema a più velocità.
- Per sopperire alla crescita zero e stimolare gli investimenti, le banche centrali mondiali hanno preso in mano la situazione e hanno cercato di spronarla. Come? Azzerando e in alcuni casi trascinando sotto zero i tassi di interesse
- A questo scenario si è aggiunto l’annuncio del rialzo dei tassi da parte della Fed che voleva stimolare l’economia americana, dando un segnale positivo di ripresa economica ma che è stata tradita dalla paura degli investitori e dalle stime a ribasso sugli indici economici americani e mondiali
- Cosa succede in Cina? Prima seduta di Borsa, i leader cinesi fanno deprezzare rapidamente la valuta, per tornare ad essere competitivi nelle esportazioni, effetto ottenuto? Brusco aumento dell’avversione al rischio.
- Basta così? Mi sa proprio di no. Dobbiamo aggiungere la ciliegina sulla torta: crollo del prezzo del petrolio. Nel grafico possiamo notare come sia variato l’andamento del prezzo del greggio in relazione alla differenza tra domanda e offerta. E’ evidente che uno squilibrio della domanda si rifletta sul crollo del prezzo del greggio. I tentativi di accordo tra i produttori dell’Opec non hanno portato agli esiti sperati, in quanto né l’Arabia Saudita né l’Iran sembrano intenzionati a rivedere le loro posizioni. L’Iran dopo anni di sanzioni ed embargo, non ha alcuna voglia di limitare la propria produzione di greggio. L’Arabia? Forte di un impianto di estrazione statalizzato, ha spinto al ribasso il prezzo del petrolio per eliminare concorrenti scomodi come la Russia. Purtroppo non avevano fatto molto bene i conti. Il welfare saudita pesa sulle spalle dei bilanci degli impianti di estrazione e sposta il break even point del prezzo del greggio a 45 dollari al barile. In caso di prezzo più basso si configura un buco nei loro bilanci. Quindi? Il vero driver per i rally positivi dei mercati finanziari è solo ed esclusivamente il prezzo del petrolio, che da metà febbraio è tornato a salire, dando una boccata d’ossigeno agli investitori di tutto il mondo.
Per fortuna anche nei migliori matrimoni ci sono alti e bassi, basta solo resistere e guardare avanti, perché come dice Warren Buffett, non c’è miglior orizzonte di investimento che “per sempre”. E per fortuna, all’orizzonte non ci sono venti di recessione!
Elisabetta Massa