
Se qualcuno ancora non lo sapesse, la Gran Bretagna ha approvato l’uscita dall’Unione Europea.
Lì per lì nessuno se l’aspettava, ma gli strascichi stanno mettendo in subbuglio i mercati finanziari, un po’ come quando mangi i peperoni a cena e si ripropongono fino al giorno dopo.
L’Europa proprio non se l’aspettava e aveva archiviato la faccenda con i listini azionari ampiamente positivi prima dell’esito del referendum.
E invece venerdì mattina, alla notizia della vittoria del “Leave” si è scatenato un vero putiferio. Un po’ perché la vittoria è stata fatta sul filo del rasoio, un po’ perché il voto è stato particolarmente eterogeneo.
Il 51,8% ha deciso di uscire, contro il 48,2% che avrebbe preferito restare.
Ad incidere sul voto è stato decisivo il ruolo di Inghilterra e Galles, regioni in cui la percentuale superava il 50%.
“Nell’immediato non succede nulla dal punto di vista giuridico: in base all’Art.50 del Trattato di Lisbona, la GB ha 2 anni di tempo per rinegoziare gli accordi commerciali con i partners europei.” (Pictet)
I listini azionari hanno reagito particolarmente male alle notizia. Un po’ come due che stanno per lasciarsi: non ti aspetti mai che nonostante i litigi, il partner vada via davvero. Se poi vi lascia e scappa di casa, vi aspettano almeno due anni di terapia dallo psicologo. Questo è quello che è successo alle Borse mondiali. Hanno scontato l’effetto sorpresa del risultato inaspettato e il clima di incertezza portato dal terrore per l’effetto domino.
Effetti macro. Da punto di vista macroeconomico il ruolo peggiore è giocato dalla GB: il crollo della sterlina come valuta unito al probabile crollo delle esportazioni internazionali potrebbero alimentare grosse emorragie di capitali. Per l’Italia non ci sarebbero affetti nefasti di alcun tipo secondo le stime degli analisti.
Flight-to-quality. Dopo i risultati del voto, i mercati hanno iniziato ad acquistare beni rifuio come USD e delle valute come JPY e CHF, vendendo quelle più esposte da un punto di vista macro/politico alle implicazioni del voto negativo (GBP e Euro) e contro le valute emergenti, vulnerabili in uno scenario di risk-off e di dollaro forte.
I titoli che hanno perso terreno sono soprattutto quelli bancari, messi in crisi dal clima di incertezza e dalla paura per la disgregazione dell’area euro.
Il Governo italiano sta considerando la possibilità di effettuare un’iniezione di capitali nel sistema bancario del Paese. 40 miliardi per sostenere il settore più in crisi.
Di una cosa però non possiamo lamentarci degli inglesi: la coerenza. Per par condicio sono usciti dall’Unione europea e dall’Europeo di calcio nel giro di due giorni!
Elisabetta Massa
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