In un tripudio di luoghi comuni, sui link di Facebook abbiamo scomodato Oriana Fallaci, Benito Mussolini, Osama Bin Laden… Ma noi quanto ne sappiamo dell’ISIS? Fanatismo religioso, povertà, insoddisfazione? Cosa spinge un fedele a farsi esplodere come un petardo?
Origine del nome. ISIS è la sigla che sta ad indicare lo Stato Islamico di Iraq e Siria, le sue origini risalgono al 2004, quando da una branchia del gruppo terroristico di al-Qāʿida in Iraq, si staccò una fazione che aveva l’obiettivo di contrastare l’occupazione americana e sovvertire il governo sciita sostenuto dagli USA dopo la caduta di Saddam Hussein. Circa tre anni fa il gruppo terroristico si è intromesso nella guerra civile in Siria contro il regime di Al-Asad, conquistandone dei territori.
Nel 2014 è stato proclamato il primo califfato, che non ha confini geografici ben definiti, ma che desta preoccupazione alle alleanze occidentali, tanto da aver innescato nuovamente una corsa agli armamenti.
Jihad. La parola Jihad deriva dalla lingua araba e letteralmente significa “ esercitare il massimo sforzo”. Attualmente c’è una rosa di significati che si può ricondurre a questo termine, ma solitamente sta ad indicare una lotta interiore spirituale per raggiungere la fede perfetta, fino alla Guerra santa. Preconcetto fondamentale dell’Islam, vieni utilizzato dai terroristi come giustificazione di attacchi militari.
La bandiera del Califfato. Drappo nero, secondo la tradizione, in ricordo di Maometto che si sedeva sotto lo stendardo nero ricavato dal velo di sua moglie Aisha.
Cosa spinge un fedele a farsi esplodere come un petardo? Secondo le ultime dichiarazione di Super Papa Francesco “la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”. Lo studioso Alan Krueger però non è dello stesso avviso. Secondo i suoi studi terroristi non appartengono agli strati più poveri della società, non è vero che sono tutti poveri e poco istruiti. “Capire chi sono e da cosa sono motivati gli attentatori è importante per capire il fenomeno nel suo complesso. Senza una comprensione del fenomeno possiamo inseguire soluzioni di policy inefficaci: ad esempio, non ha senso concentrarsi su problemi economici se la frustrazione dei terroristi dipende da disuguaglianze politiche e limitazioni alle libertà civili.” (A. Krueger)
C’è da dire che l’Isis muove un bel po’ di capitali a tutti i livelli: aiuti dai Paesi compiacenti, vendita di petrolio, controllo e vendita del grano, racket, furti, riscatti da Paesi occidentali, traffico di armi… Sarà davvero solo per la fede?
Elisabetta Massa